sabato 20 ottobre 2012

Halloween tra leggende e tradizione pagane

La celebrazione di Halloween ha origini antichissime ed è collegata alla festa celtica di Samhain (si pronuncia souin) che in gaelico irlandese indica il mese di novembre celebrato nella Ruota dell’Anno neo pagana come uno dei Sabba maggiori.
I celti erano un popolo di agricoltori e di pastori quindi non deve stupire se l’inizio o la fine di una stagione per loro rappresentasse un momento estremamente importante. 
Molti eventi importanti nella mitologia irlandese accadono o iniziano Samhain!.  Questa ricorrenza, il cui nome significa ‘fine dell’estate’ celebra con l’arrivo della parte oscura dell’anno l’inizio non solo della stagione invernale ma proprio dell’anno! Per gli antichi Celti, infatti, l’anno iniziava con la parte oscura proprio come il giorno iniziava con le ore notturne! Da qui la celebrazione della vigilia al crepuscolo di Hallow’s Eve o Vigilia di Ognissanti.

Le celebrazioni celtiche erano solenni poiché in questo periodo  la terra aveva dato tutti i frutti che ormai erano raccolti e le tribù si preparavano a trascorrere il rigido e gelido l’inverno. I bovini venivano riportati giù dai pascoli estivi e, a seconda del foraggio che era stato conservato per il loro mantenimento, venivano macellati i capi in eccesso e si organizzavano banchetti e festini che spesso duravano più giorni!. 
Alla celebrazione dell’arrivo dell’inverno non poteva mancare il fuoco che con il suo calore riscaldava e illuminava il buio della notte.  Il rituale prevedeva anche l’attraversamento delle persone e degli animali nel fuoco come rituale di purificazione.
Per un popolo essenzialmente agricolo come i Celti, l’arrivo dell’inverno era associato all’idea della morte e si credeva che gli spiriti esercitassero il loro potere sui raccolti dell’anno nuovo. 

A Samhain si aprivano, le porte fra il Regno dell’Aldiqua e l’Altromondo, un “aldilà” territorio del fatato, del divino e residenza dei defunti. In questa notte cadevano le barriere: vivi e morti potevano passare dall’uno all’altro dei due Regni. Samhain dunque rappresentava il momento in cui la 'porta' alla Altromondo era aperta  e si potevano avere contatti con spiriti ed entità dell’altro mondo. La concezione pagana riteneva che la celebrazione non aveva nulla di triste poiché ogni fine era seguita da un inizio come ogni morte in questo mondo era seguita da una nascita nell’altro.
Samhain era un tempo che segnava la fine di un ciclo e l’inizio di un altro e non apparteneva a nessuno dei due, una sorta di tempo oltre il tempo (anche i Maya attribuivano poteri magico sacrali ai questi giorni che non appartenevano a niente. Il ciclo Haab aveva infatti una durata di 360 giorni, più i "cinque giorni fuori dal tempo").
I simboli di Samhain sono le mele e le nocciole, frutti autunnali della sapienza magica e le zucche. Di quest’ultime la tradizione vuole che furono introdotte in Nord America al posto delle rape usate in Irlanda e Scozia. La zucca facilmente reperibile e più semplice da intagliare, rappresentò la lanterna per ricordare le anime bloccate nel Purgatorio ovvero la famosa leggenda di Jack’o Lantern...




 
Dolcetto o scherzetto?
Halloween è oggi anche una sorta di carnevale invernale in cui ‘dolcetto e scherzetto’ rappresentano l’usanza più comune.
Scherzetto deriva dall’inglese “Trick” e tradotto letteralmente è una sorta di minaccia fatta ai danni di qualcuno se non si riceve in cambio qualcosa. Nel caso di Halloween la ricompensa è ovviamente il dolcetto.  Si dice che questa pratica del travestimento risale al medioevo e alla elemosina chiesta dai poveri in cambio di preghiere nel giorno della commemorazione dei defunti.




mercoledì 10 ottobre 2012

Il Castello dei Misteri...

Castel del Monte - Puglia
Veduta del Castello dal lato d'ingresso
Questo fine settimana ho visitato lo splendido Castel del Monte vicino Andria in Puglia. Bello? No …bellissimo!!:) Per una appassionata come me di  Medioevo, leggende, templari e quant’altro non poteva esserci luogo adatto per una visita!!

Posto in cima ad una collina sulla catena delle Murge orientali, raggiungibile con una bella passeggiata  attraverso un bosco, il Castello si erge imperioso e sovrasta tutta la vallata. Sembra che in questo luogo il tempo si fermi poiché la solennità medioevale lo adorna di uno stile austero semplice e proteso verso l’alto. La magia di questo luogo è indubbiamente data dalla leggenda e dai innumerevoli enigmi che ad esso sono collegati in particolare la simbologia del numero 8.
Provo a raccontarne un po’ la storia senza mai avere la pretesa di essere esaustiva sull’argomento e come al solito rimando ai testi storici e al web per gli innumerevoli approfondimenti possibili!

Il Sovrano
Ritratto del sovrano
da "De arte venandi cum avibus"
Il castello fu fortemente voluto dal re Federico II di Svevia, membro della nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen discendente per parte di madre dalla dinastia normanna degli Altavilla regnanti di Sicilia e sovrano definito "Stupor Mundi, meraviglia o stupore del mondo” (come lui Giulio Cesare) per l’interesse e conoscenza di materie quali filosofia, astrologia, matematica, l’astronomia e scienze. 
Federico era un abile letterato, protettore di studiosi e artisti: la sua corte fu luogo di incontro fra le tante culture dell’epoca. Pare che egli conoscesse ben nove lingue (il tedesco, il francese poiché aveva madre normanna e padre svevo, il greco, il latino, l'arabo, il volgare siciliano, e l'ebraico).
Sicuramente fu un sovrano illuminato: da un lato tollerante (consentì la presenza di più espressioni religiose), dall’altro buon comandante in grado di regnare con esperienza e pugno di ferro. Riuscì persino a compiere una crociata pacifica, la sesta, unica nella storia poichè fu risolta senza combattimenti grazie alla diplomazia che riuscì ad evitare lo scontro militare e a fargli ottenere le maggiori conquiste territoriali per lo schieramento crociato. 
Si racconta per l’età avanzata della madre Costanza d’Altavilla figlia di Ruggiero il Normanno e per frugare ogni dubbio sulla gravidanza e sulla nascita dell’erede, Federico fu partorito in una piazza pubblica a Jesi durante il viaggio dell’imperatrice verso Palermo per raggiungere il marito appena incoronato re di Sicilia. (!!) 
Federico divenne re all’età di quattro anni e fu posto sotto la tutela papale. Il 26 dicembre 1208 al compimento del  suo quattordicesimo anno di età, uscì dalla tutela papale assunse il potere e nell'agosto del 1209 sposò la venticinquenne Costanza d'Aragona, vedova del re ungherese Emerico. (!!) Tutto ciò a soli quattordici anni!!
La statua del Sovrano
Palazzo Reale di Napoli
Di lui rimangono molte tracce nella storia e nella letteratura. Tra queste spiccano l’Università di Napoli e la Scuola Siciliana, il movimento storico letterario che si sviluppò in Sicilia nella prima metà del XIII secolo: 
“ll 5 giugno 1224, all'età di trent'anni, Federico istituì con editto formale, a Napoli, la prima universitas studiorum statale e laica della storia d'Occidente, in contrapposizione all'ateneo di Bologna, nato come aggregazione privata di studenti e docenti e poi finito sotto il controllo papale. L'università, polarizzata intorno allo studium di diritto e retorica, contribuì all'affermazione di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Napoli non era ancora la capitale del Regno, ma Federico la scelse per la sua posizione strategica ed il suo già forte ruolo di polo culturale ed intellettuale di quei tempi(…) Contribuì a far nascere la letteratura italiana ed in questo senso ebbe importanza fondamentale la Scuola siciliana che ingentilì il volgare siculo con il provenzale, ed i cui moduli espressivi e tematiche dominanti furono successivamente ripresi dalla lirica della Scuola toscana. Gli sono inoltre attribuite quattro canzoni. Appassionato della cultura araba, fece tradurre molte opere da quella lingua e fu quasi sempre in ottimi rapporti con gli esponenti di quella cultura al punto da guadagnarsi il soprannome (fra i tanti) di "sultano battezzato"  (fonte Wikipedia)

Il Castello
Pianta del Catello - fonte Wikipedia
Castel del Monte fu edificato a partire la gennaio del 1240 e molto probabilmente alla morte del re dieci anni dopo, non era del tutto terminato. Alcune fonti testimoniamo che la costruzione sia avvenuta nel punto in cui esisteva una fortezza normanna.
Nessuno sa con esattezza l’esatta funzione del castello. Una recente ricerca attesta che fu una residenza imperiale per la cura del corpo e dello spirito. 
Fu raramente adibito a feste fatta eccezione per alcune nozze tra cui quelle di Violante figlia naturale di Federico e Bianca Lancia con il conte di Caserta Riccardo Sanseverino Madre di Corrado poi Conte di Caserta. Violante morì di parto all’età di 31 anni.

Il castello, dichiarato Patrimonio Unesco nel 1996, è composto da una pianta ottagonale ai cui otto spigoli si appoggiano 8 torri della stessa forma. La parte interna, oggi pressoché spoglia, si articola su due piani ognuno con 8 stanze che affacciano in un cortile che non poteva non essere ottagonale(!).  Il numero 8 ricorre, inoltre, in numerosi elementi decorativi posti sulle mura all’interno del castello.
L’ottagono è una forma geometrica molto simbolica poiché viene definita figura intermedia tra il quadrato simbolo della terra, e il cerchio, che rappresenta l'infinità del cielo, e quindi segnerebbe il passaggio dell'uno all'altro.
Veduta aerea
Probabilmente la scelta dell’ottagono fu dovuta alla conoscenza che Federico aveva della Cupola della Roccia a Gerusalemme vista durante una crociata o dalla  Cappella Palatina di Aquisgrana.
Sulle mura realizzate in pietra calcarea locale e segnate da una cornice marcapiano,  si aprono otto finestre monòfore nel piano inferiore, sette bifore ed una sola trifora, rivolta verso Andria, in quello superiore.
All’interno dei pannelli espongono il lavoro di scannerizzazione in 3d della struttura e mostrano la grande maestria di costruzione (le torri hanno misure che si discostano l’una dall’altra di pochi millimetri!). 
I due piani sono collegati da scale a chiocciola che stranamente per l’epoca sono costruite in senso antiorario (cosa non da poco se si pensa che spesso erano usate da spadaccini!)
Veduta della valle dal Castello
Tutta la costruzione richiama simboli astrologici e nei giorni del solstizi e degli equinozi le ombre sulle pareti assumono particolari direzioni: a mezzogiorno dell'equinozio di autunno, ad esempio, le ombre delle mura raggiungono perfettamente la lunghezza del cortile interno, ed esattamente un mese dopo coprono anche l'intera lunghezza delle stanze.
Due volte l'anno (l'8 aprile e l'8 ottobre, ed ottobre in quel tempo era considerato l'ottavo mese dell'anno), inoltre, un raggio di sole entra dalla finestra nella parete sudorientale e, attraversando la finestra che si rivolge al cortile interno, illumina una porzione di muro dove prima era scolpito un bassorilievo. All’ingresso i leoni posti sulle colonne ai lati del portale sono accovacciati due leoni, quello di destra che guarda verso sinistra e viceversa, rivolti verso i punti dell'orizzonte in cui il sole sorge nei due solstizi d'estate e d'inverno.

Particolare di una facciata
Altre curiosità sul Castello
- Al centro del cortile era posta una vasca anch’essa ottagonale a cui tra mistero e leggenda è stata attribuita un riferimento al Santo Graal.
- All’interno dell’edificio ci sono cinque  cisterne d'acqua presenti sotto le torri che si collegano idealmente cinque camini all'interno. Alcuni hanno posto in relazione questa presenza con le parole del Vangelo secondo Luca: «Oggi io vi battezzo con l’acqua, ma verrà chi vi battezzerà col fuoco», accreditando così l'ipotesi che la costruzione fosse adibita ad una sorta di tempio.
- Volendo idealmente tagliare il portale di ingresso all'edificio con una linea verticale passante per il suo asse, sarebbe possibile vedere una grande F, iniziale del sovrano che la volle e che forse lasciò così la sua impronta e la sua firma. 
- La disposizione delle scale sarebbe stata studiata affinché chiunque esca non possa mai dare le spalle all'edificio o all'iniziale dell'uomo che lo fece costruire
- Visto da lontano il Castello appare simile alla corona di forma ottagonale con cui Federico II fu incoronato. 
- Il castello e' considerato 'una macchina di ingegneria idraulica'
- Nel 1876 lo stato italiano acquisto il Castello per la somma di 25.000 lire!!! 

mercoledì 3 ottobre 2012

Mary Russel Mitford - Una scrittrice dell'epoca Regency

Nel 1869 James Edward Austen-Leigh, nipote di Jane Austen, pubblicava A Memoir of Jane Austen, accurata biografia della zia.
Ho ‘incontrato’ leggendo le pagine di questo Memoir una citazione su Mary Russel Mitford che mi ha incuriosito e spinto a conoscere qualcosa di più dei suoi bozzetti di vita di campagna raccolti in Our Village, la sua opera più famosa.

Bozzetto di "Watering my flower"
 in "Our village", 1896 
tratto dalla Baldwin Library
Nata Alresford nell’Hampshire nel dicembre del 1787 Mary fu autrice di moltissime opere, principalmente in prosa.  “Our Village” è una serie di circa 100 racconti basati sulla vita rurale del Three Mile Croce, frazione della parrocchia di Shinfield, vicino a Reading nel Berkshire, dove ella viveva.

Ebbe una vita molto travagliata per le vicissitudini economiche del padre: figlia unica di un dottore ed una ricca ereditiera, trascorse gran parte della sua vita accanto al genitore avvezzo a sperperare fortune, prima quelle della moglie più anziana di lui di dieci anni, poi quelle della figlia (all'età di dieci anni Mary vinse una lotteria di 20,00 Pound che ben pesto furono spesi!). 


Abitarono  dapprima in grandi proprietà a Reading e poi a Grazeley ove il padre acquistò con parte della vincita la dimora di Bertram House. Ma nonostante i suoi grandi difetti riuscì ad essere sempre amato dalla moglie e dalla figlia dalla quale finì per dipendere del tutto economicamente. 

Quando ormai si trovavano in grandi ristrettezze economiche furono costretti a trasferirsi  al Three Mile Croce un crocevia nei pressi di un villaggio che ispirò i racconti di Our Village. Mary visse fino al gennaio 1855 quando a causa delle ferite riportate di un incidente stradale nel villaggio di Swallowfield morì (nella parrocchia di questo villaggio fu sepolta).

Il legame con il padre fu sempre molto forte,  e si pensa che molti degli umori dei suoi personaggi abbiano preso spunto proprio dal temperamento stravagante del genitore.  La sua scrittura è piena di fascino e di umorismo spontaneo, in combinazione con spirito vivace e abilità letteraria. Nel 1836 incontrò di Elizabeth Barrett Browning e intraprese con lei una brillante amicizia e fu la stessa Elisabeth ad aiutarla  ad avere una pensione di 100 sterline l’anno che le permise di pagare parte dei debiti contratti dal genitore.

La Mitford fu una scrittrice particolarmente prolifica e di successo che produsse una vasta gamma di generi, dalla poesia al teatro alla prosa con una scrittura caratterizzata da un umorismo spontaneo combinato ad uno spirito vivace e alla sua abilità letteraria.

Da giovane aveva l’ambizione di diventare la più grande poetessa inglese, e le sue prime pubblicazioni erano poesie alla maniera di Samuel Taylor Coleridge e Walter Scott. Molte delle sue opere furono rappresentate nei teatri  inglesi e il suo genere di maggior successo fu proprio la prosa. I bozzetti di ‘Our Village’ apparvero prima sulla rivista The Lady’s Magazine, poi successivamente nel 1824 furono stampati nella prima edizione del libro.
La versione completa è disponibile alla Baldwin Library of Historical Children's Literature Digital Collection.

Una curiosità: nell' introduzione della biografia The life of Mary Russel Mitford, a pag. 30 si riporta l’elenco dei libri che ella lesse nel gennaio 1806: ben 55 libri in 31 giorni!!

Mary Russel Mitford e Jane Austen

Il nonno di Mary fu rettore della parrocchia di Ashe a due miglia da Steventon e dagli scritti si desume che le famiglie di Jane e Mary si conoscessero bene! Alla morte del nonno nel 1783, la vedova e la figlia, si trasferirono vicino Alresford ove successivamente nel 1787 nacque Mary due anni dopo le nozze dei genitori.
Ecco la descrizione di Mary a proposito della Austen e del suo aspetto fisico. La relazione si basa sulle osservazioni di sua madre, che aveva vissuto a Steventon quando Jane era piccola (The life of Mary Russel Mitford – vol. I pag. 305):
"À proposito di romanzi, ho scoperto che la nostra grande favorita, la signorina Austen, è  una mia connazionale; la mamma conosceva tutta la sua famiglia molto intimamente, e che lei stessa è una vecchia zitella (chiedo il suo perdono - voglio dire una giovane signora) con cui la mamma prima del suo matrimonio era a conoscenza.
Jane Austen
La mamma ha detto che a quell’epoca era la più graziosa, la più spiritosa farfallina a caccia di marito di cui avesse memoria”. (…)
"À propos to novels, I have discovered that our great favourite, Miss Austen, is my countrywoman; that mamma knew all her family very intimately; and that she herself is an old maid (I beg her pardon – I mean a young lady) with whom mamma before her marriage was acquainted. Mamma says that she was then the prettiest, silliest, most affected, husband-hunting butterfly she ever remembers".(…)